Siamo ormai giunti ad un punto cruciale per quanto riguarda la modifica della riforma Fornero. Da più parti si parla insistentemente di approvare quei sistemi di uscita anticipata per tutti i lavoratori come unica soluzione per rendere il nostro sistema previdenziale più flessibile e che, molto probabilmente, potrebbero evitare di arrivare al voto sul referendum abrogativo proposto dalla Lega Nord, il quale chiede l'abrogazione totale della legge Fornero, attualmente in vigore. Cancellazione che, però, eliminerebbe del tutto i risparmi sin qui accumulati e tutti quelli che si potrebbero accumulare fino al 2021 (circa 80 miliardi di euro).

Il neo presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), Tito Boeri, punta ad una maggiore flessibilità ed equità del sistema previdenziale italiano. Egli sarebbe pronto a rivedere gli assegni pensionistici più alti ricalcolando le Pensioni con il metodo contributivo, da applicare a tutti i lavoratori al momento dell'uscita dal lavoro. Infatti, Boeri vorrebbe intervenire sulle pensioni d'oro inserendo un contributo di equità da calcolare in funzione della differenza tra gli assegni pensionistici percepiti e i contributi versati all'INPS. Questo calcolo, in realtà, dovrebbe essere fatto solamente per le pensioni più alte ma potrebbe portare all'approvazione di sistemi di uscita anticipata per tutti i lavoratori (uscita dal lavoro a quota 100, prestito pensionistico, ecc).

Allo stato attuale, tra le quattro proposte che sono allo studio del premier Matteo Renzi, due sono quelle che sembrano essere le migliori. La prima è la cosiddetta uscita a quota 100, la somma tra l'età anagrafica e gli anni di contributi versati; ad esempio, un lavoratore potrebbe andare in pensione con 60 anni di età anagrafica e 40 anni di contributi versati oppure a 64 anni con 36 anni di versamenti contributivi.

La seconda è il prestito pensionistico proposto dal ministro del lavoro Giuliano Poletti, con il quale i lavoratori potrebbero andare in pensione 2 o 3 anni prima del raggiungimento dei requisiti attraverso un prestito concesso dallo Stato che poi sarà versato a rate dal lavoratore al momento del raggiungimento dell'assegno pensionistico.