L’attivazione di servizi non richiesti da parte delle compagnie di telefonia mobile dà spesso parecchio filo da torcere a numerosi consumatori. In pratica può infatti succedere che il consumatore durante la navigazione in Internet si trova di fronte inaspettatamente un banner o un popup. Basta un click involontario sullo stesso per attivare il servizio in abbonamento non richiesto, il quale non sempre viene confermato da ‘sms informativo’. I più pericolosi sono proprio gli sms Premium che sono in grado di attivare servizi di abbonamenti a suonerie, oroscopi e anche linee erotiche.

Questi servizi, proprio perché non sono gratuiti prosciugano poco a poco il credito telefonico e riservano spiacevoli sorprese ai malcapitati. Nelle peggiore delle ipotesi infatti molti di questi si sono addirittura visti recapitare a casa delle bollette dalle cifre stratosferiche. Ecco quindi che in tali casi ebbene sapere qual è il primo passo per difendersi. Qualora, infatti, si dovesse ricevere dopo l’attivazione (involontaria) un “SMS di avvenuta attivazione” si possono reperire all’interno dello stesso tutte le informazioni utili alla disattivazione del servizio stesso: in primis il numero di telefono da chiamare per bloccare il servizio.

Come difendersi dall’attivazione di servizi non richiesti?

Qualora invece non si riceva l’SMS di avvenuta attivazione, bisogna chiamare il call center del proprio operatore telefonico chiedendo la disattivazione immediata del servizio. Per risolvere una volta per tutte i problemi inerenti a servizi a sovrapprezzo via sms è possibile anche richiedere l'attivazione del barring sms.

Tale servizio permette di bloccare infatti tutti gli sms indesiderati. Bisogna però stare attenti a non bloccare anche sms di servizio attivati volontariamente, come ad esempio quello che invia la banca tutte le volte in cui si utilizza la carta di credito. E’ possibile inoltre presentare un reclamo scritto tramite raccomandata A/R al proprio gestore telefonico, nel quale possono essere contestati gli importi addebitati e può essere richiesto l’immediato recesso dal servizio.

Nel caso di mancata risposta entro 45 giorni dal reclamo tramite call center o con raccomandata A/R, ci si può rivolgere anche alle associazioni di consumatori o alle sedi Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni).

Qual è la procedura se ci si vuole rivolgere al Corecom?

La richiesta di rimborso può quindi esser presentata al Corecom. Tale richiesta deve contenere oltre alle proprie generalità anche l’esposizione sintetica dei fatti che hanno originato la controversia. L‘intero procedimento è gratuito per il consumatore. Quest’ultimo, che può essere assistito da un procuratore legale o da un’associazione dei consumatori, si siede difronte al gestore telefonico nella competente sede del Corecom.

Inizia cosi’un tentativo obbligatorio di conciliazione, in mancanza del quale non è possibile fare ricorso all’autorità giudiziaria per definire la controversia. Qualora invece si finisca in Tribunale, il consumatore deve però fornire la prova di non aver mai concluso il contratto con il quale è stato attivato il servizio non richiesto. Viceversa il gestore telefonico può dare prova della conclusione del contratto solamente allegando lo stesso contratto sottoscritto. Il procedimento di conciliazione si conclude con il verbale, che costituisce titolo esecutivo, qualora le parti raggiungono un accordo soddisfacente per entrambe.