Continua la politica di contenimento dei costi in Unicredit. Dopo l’intesa raggiunta con i sindacati per la gestione degli esuberi, UniCredit si appresta a mettere mano al welfare di Gruppo. Lo farà anzitutto chiedendo alle lavoratrici ed ai lavoratori di prendere parte ad una survey utile per valutare il livello di conoscenza e di utilizzo degli attuali servizi. Sul piatto ci sono somme importanti, si parla di una cifra equivalente a circa il 7% del costo del personale.

Ma cos’è il Welfare aziendale?

In sintesi, perwelfare aziendale si intende un sistema di prestazioni non monetarie che hanno come scopo la crescita del benessere dei lavoratori e delle loro famiglie sia sotto il profilo economico che sociale.

In questa tipologia di prestazioni rientrano sia l’investimento di risorse economiche che il datore di lavoro può destinare a soddisfare bisogni previdenziali e assistenziali dei dipendenti (polizze sanitarie e previdenziali integrative), che la fornitura di beni (per esempio l’auto aziendale) o servizi (abbonamenti a palestre, aree wellness…).

Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita di queste prestazioni grazie all’introduzione di incentivi fiscali; ciò ha incoraggiato le aziende a modificare la politica dei premi aziendali spostandola da strumenti come la retribuzione variabile a strumenti non monetari. Lo scopo è chiaro: occorre perseguire obiettivi di ottimizzazione fiscale e contributiva per garantire un beneficio al conto economico aziendale.

In questi anni di crisi è fondamentale mantenere sotto controllo la dinamica dei costi.

In UniCredit la razionalizzazione è iniziata già da due anni

L’esigenza del Gruppo guidato da Federico Ghizzoni di procedere ad una razionalizzazione dei servizi di welfare non è una novità. Già nel 2014 Unicredit mise mano ad alcune importanti liberalità come i premi d’anzianità (25esimo e 35esimo) procedendo alla loro soppressione.

All’epoca per i lavoratori fu uno shock; l’Azienda unilateralmente decise di tagliare quell’elemento base su cui si fondava la fidelizzazione del dipendente e la corporate identity.

Il welfare che verrà

Ora per bocca del responsabile delle Relazioni industriali di Gruppo si dichiara di voler realizzare un nuovo welfare che sappia creare senso di appartenenza.

L’Azienda sembrerebbe ritornare sui propri passi e dichiara di volerlo fare con una politica di razionalizzazione e di risparmi. Già, perché gli investimenti nel welfare aziendale nasceranno solo da lì, dai risparmi. Sono stati infatti i risparmi nati dalla riorganizzazione dei fondi pensione interni a generare le economie che hanno permesso di offrire ai lavoratori la “polizza premorienza”. A seguire l’Azienda metterà mano anche ai cinque fondi pensione esterni.

Ma non sarà solo la Previdenza complementare ad essere oggetto di razionalizzazione; è prevista anche l’ottimizzazione dei circoli ricreativi (CRAL) con la costituzione di un organismo paritetico azienda/rappresentanti dei lavoratori su base nazionale che avrà il compito di occuparsi non solo delle attività ricreative e culturali, ma anche dell’erogazione dei servizi alla persona (compreso il “Piano Welfare”) e di attività sociali.

A seguire toccherà alla polizza sanitaria Unica appena rinnovata per i prossimi due anni.

Sindacati chiamati a vigilare

Un grande lavoro che vedrà i rappresentanti dei lavoratori in prima linea per garantire che l’ottimizzazione voluta dall’Azienda sappia garantire prestazioni non inferiori alle attuali e sempre più legate ai reali bisogni della popolazione aziendale.