Il delitto di Garlasco è tornato alla ribalta dopo che il Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, analizzato dal biologo Pasquale Linarello, incaricato dalla difesa, è stato definito incompatibile con quello di Alberto Stasi. Gli inquirenti hanno chiesto al genetista Francesco De Stefano di analizzare i reperti, e quest'ultimo sostiene che non è possibile effettuare un esame che dia dei risultati certi.

Secondo De Stefano, se si tenesse conto delle tracce genetiche a disposizione, non si dovrebbe escludere alcun sospettato, poiché siamo di fronte ad una prova contaminata dal contatto con diverse persone.

In altre parole, sotto le unghie della vittima ci sono molti Dna sovrapposti, e questo rende impossibile confermare quanto afferma la difesa. Il genetista aggiunge che non c'è alcuna possibilità di contestare le sue analisi perché basate su dati oggettivi, e preferisce non rilasciare commenti sul lavoro eseguito dal collega.

Chiara Poggi e il Dna contaminato

De Stefano afferma che non si può ricavare alcuna prova schiacciante da una serie di tracce genetiche contrapposte tra di loro. Inoltre la teoria della difesa, secondo la quale sarebbe possibile isolare un cromosoma Y, risalendo al ceppo familiare di un sospettato attraverso la linea paterna, è completamente da scartare. Francesco De Stefano, ad ulteriore sostegno delle sue dichiarazioni, ricorda anche che durante il processo che si è concluso con la condanna di Alberto Stasi, non è stata usata alcuna prova del Dna, giudicata "inattendibile in perizia".

Errore parlare di confronto con Dna di Alberto Stasi

Il genetista spiega che sostenere che le tracce ungueali possano essere confrontabili con il Dna di Alberto Stasi, escludendone la compatibilità, è un vero e proprio errore. Dalla perizia, infatti, si evince chiaramente che non è possibile identificare qualcuno con il materiale biologico a disposizione, in quanto decisamente esiguo e molto deteriorato.

Concludendo il suo intervento all'Adnkronos, l'esperto ribadisce un ulteriore concetto: il risultato della difesa è stato raggiunto sulla base di un esame che già si sapeva fosse impossibile da ripetere, visto che il materiale a disposizione era stato già completamente utilizzato. Infine precisa che non sarà possibile effettuare ulteriori test, e che la pista del Dna non è utilizzabile per aprire un nuovo filone di indagine.