Kim Jong-un lancia il guanto di sfida a Trump, proprio nei giorni del suo insediamento alla Casa bianca. Continua a ripetere, dall’inizio di gennaio, che ha due missili balistici intercontinentali, pronti ad essere lanciati. Lo spauracchio non è privo di fondamento. Le postazioni missilistiche, sulle rampe mobili, ci sono. Sono state osservate dall’intelligence americana e confermate da fonti militari sudcoreane.

Dice il vero quando sostiene di poterli lanciare in qualsiasi momento. Se questo momento, però, dovesse corrispondere ai primi giorni di Trump alla Casa bianca potrebbe avere delle conseguenze imprevedibili ma non piacevoli.

Infatti, per Trump si tratterebbe della prima importante decisione da presidente degli Stati Uniti e potrebbe voler dimostrare la sua forza rispondendo in maniera roboante alla provocazione. Per il momento, però, il clima inclemente della penisola coreana potrebbe raffreddare i bollenti spiriti di questo malefico giovanotto, e impedire il tanto desiderato lancio.

Navi da guerra nell’area della penisola coreana

L’agenzia Yonhap News il 19 gennaio, ha riportato le parole di un funzionario del Comando di stato maggiore congiunto sudcoreano, secondo cui al momento non esistono segnali imminenti di provocazione. Però, la stessa agenzia, il giorno successivo ha riferito dell’arrivo, in quell’area, di navi da guerra di Stati Uniti, Giappone e Corea del sud.

Navi attrezzate per utilizzare il sistema di combattimento integrato Aegis.

Tre giorni di esercitazioni e simulazioni per fronteggiare la minaccia militare nordcoreana. È già la terza operazione in appena sei mesi. Le precedenti a giugno e novembre 2016. Chiara l’intenzione di far sentire il fiato sul collo al dittatore.

Che gli americani non siano tranquilli lo dimostra lo spostamento, di pochi giorni fa, del più tecnologico dei propri radar marittimi alla base di Pearl Harbour, nelle isole Hawaii, con la chiara intenzione di controllare i lanci missilistici nordcoreani.

E come se non bastasse, il Segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter ha avvertito Kim Jong-un che se, malauguratamente, i suoi missili dovessero prendere la direzione degli Stati Uniti o ai suoi stati amici, intanto saranno abbattuti, poi dopo si faranno i conti.

Il sogno della bomba H

Purtroppo questo dimostra che, nonostante, la scarsa stima nei suoi confronti, nessuno sottovaluta il dittatore nordcoreano.

Infatti, come fa notare geopoliticalcenter, è incredibile la sua “vitalità” militare, nonostante le sanzioni internazionali.

Chi paga è il suo popolo che versa in condizioni pietose mentre lui è stato capace di effettuare oltre 20 lanci di missili balistici, più altri lanciati da sommergibili, il lancio di un missile balistico di medio raggio, la messa in orbita di un satellite, test nucleari sotterranei.

Il 6 gennaio 2016, secondo lui, avrebbe testato una una bomba all’idrogeno ma dati oggettivi lo smentiscono. Tuttavia l’esplosione, avvenuta nel sito sotterraneo di Punggye-ri, provocò un’onda d’urto artificiale del quinto grado della scala Richter.

Tra i timori, per un lanciò senza preavviso, quelli legati all’assenza di Notam, NOtice To AirMen, una sorta di avviso ai naviganti rivolto agli equipaggi degli aerei.

Con questo comunicato si rende nota la traiettoria che seguirà il missile durante l’intero percorso e si scongiura il rischio che possa abbattere qualche aereo, strada facendo. Ancora geopoliticalcenter ritiene che, qualora avesse successo, il test missilistico sarà seguito a brevissima distanza da un test atomico sotterraneo.